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L’idrogeno mancante dell’universo

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La discrepanza rispetto ai valori attesi è stata evidenziata dalle osservazioni ottenute con il Giant Metrewave Radio Telescope


Qualcosa di vitale sembra mancare nelle regioni più distanti dell’universo: l’idrogeno, la materia prima per la formazione delle stelle, dei pianeti e anche della vita.
La scoperta di questa apparente assenza di idrogeno nelle galassie distanti è stata sottolineata da un gruppo di astronomi australiani e rappresenta un vero rompicapo, dal momento che questo elemento è il più comune costituente della materia nell’universo visibile, che dovrebbe essere stato ancora più abbondante nell’universo primordiale, prima che venisse consumato per la formazione di stelle e galassie e come combustibile nucleare al centro delle stelle stesse.

Le stelle si sono formate infatti dal collasso di nubi di idrogeno estremamente fredde dovuto alla loro stessa gravità, collasso che è continuato finché la densità non ha raggiunto valori tali da avviare la reazione nucleare che porta alla formazione degli elementi più pesanti e che ha dato origine ai pianeti che alla materia ordinaria.

Ogni galassia pertanto dovrebbe contenere masse del gas corrispondenti a alcuni miliardi di stelle, come avviene nella Via Lattea.

Data la natura finita della velocità della luce, osservare l’universo distante è come gettare uno sguardo alle epoche primordiali del cosmo ed è per questo che Steve Curran e colleghi della University of New South Wales sono rimasti sorpresi dei risultati ottenuti con il Giant Metrewave Radio Telescope, situato in India, che comprende 30 antenne del diametro di 45 metri e che rappresenta uno dei radiotelescopi più sensibili del mondo.

Secondo quanto riportato sull’ultimo numero della rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”, dall’analisi dei dati relativi alla radiazione luminosa proveniente da distanze dell’ordine di 11,5 miliardi di anni luce, si è trovato che, nonotante una forte attenuazione, le galassie distanti emettono in realtà una notevole quantità di energia.

Questa energia generalmente è ritenuta il risultato della frizione del materiale che spiraleggia a velocità vicine a quella della luce in prossimità di buchi neri che si trovano al centro di ciascuna galassia. Questi cosiddetti "quasar" si trovano praticamente in tutto il cielo ma in particolar modo nell’universo primordiale.

"A queste distanze, sono noti soltanto di oggetti molto brillanti”, ha commentato Curran. "La radiazione luminosa proveniente dalla materia che collassa verso l’interno del buco nero nei quasar è di intensità estrema e riteniamo che tale radiazione possa strappare gli elettroni dagli atomi distruggendo il gas idrogeno. "Tale fenomeno lascerebbe al posto del gas un insieme di particelle subatomiche libere in forma di plasma che non può essere rivelato con il radiotelescopi, ed è probabilmente questa la causa della mancata rivelazione dell'idrogeno."


Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it

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